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12.12.25

cosa è la speranza ?

in sottofondo
Dio è morto - Francesco Guccini - con testo in scorrimento

 
partendo dall 'horror club di Dyla Dog n 471 Una finestra Sull'abisso  ( SOGGETTO\SCENEGGIATURA Giovanni Eccher DISEGNI Luigi Siniscalchi )  mi  chiedo  spinto    da  tale    aricolo  in  un opuscolo \  rivista  mi pare  Svegliatevi   dei testimoni  di Geova  lasciato in bottega     cosa  voglia  dire la  parola   speranza    cercando  ovviamente       d'anda re  olttre  il classico significato   e se   La speranza è sempre e solo una pia illusione, un modo per rifugiarsi in qualcosa di irreale? Oppure ci sono valide ragioni per considerare la speranza qualcosa di più, uno stato d’animo di cui tutti abbiamo bisogno per godere di buona salute e felicità, che ha una solida base e che porta benefìci concreti?
Infatti ho  provato   ad    analizzare il termine  sia in senso   religoso    sia   in senso laico  . 
In senso  religioso  in particolare nel Cristianesimo, il concetto di speranza acquisisce una dimensione completamente diversa e più profonda, fondata sulla fede e sulle promesse divine.
🕊️ La Speranza come Virtù Teologale
Nella teologia cattolica e in gran parte del Cristianesimo, la speranza è considerata una delle tre Virtù Teologali (insieme a Fede e Carità/Amore).
La speranza è la virtù teologale mediante la quale desideriamo il Regno dei Cieli e la Vita Eterna come nostra felicità, confidando nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito Santo. (Parafrasi del Catechismo della Chiesa Cattolica)
Elementi Chiave del Concetto Religioso Oggetto (Il Fine Ultimo): Non è un bene terreno, un successo personale o un miglioramento sociale (anche se questi non sono esclusi), ma è primariamente la Salvezza e la Vita Eterna (il Paradiso o il Regno di Dio). È l'attesa certa del compimento delle promesse divine.


Fondamento (La Certezza): A differenza della speranza laica che implica una possibilità ("spero che succeda"), la speranza religiosa (cristiana) implica una certezza o una fiducia incrollabile. Non è basata sulla nostra capacità, ma sulla fedeltà di Dio e sul fatto storico della Resurrezione di Cristo, che è la garanzia che le promesse si realizzeranno.
Un noto paragone è che non si spera che il sole sorga domani (è probabile), ma lo si attende con certezza. La speranza cristiana è attesa di qualcosa che è già stato compiuto in Cristo.
Fonte (Dono Divino): È considerata un dono di Dio (una grazia infusa) che eleva le capacità umane. Non è solo un'inclinazione naturale.
Dinamismo (La Perseveranza): Anche qui, non è passività. La speranza spinge il credente alla pazienza e alla perseveranza ($hypomonē$ in greco), cioè a "tener duro" e a operare il bene (la carità) in questo mondo in attesa del compimento finale.
In sintesi, mentre la speranza laica è la fiducia nelle forze umane e nelle possibilità di questo mondo, la speranza religiosa è la fiducia assoluta nelle promesse di Dio, orientata primariamente al destino eterno dell'anima.

Ma  basandosi  sul principio di tesi e  antitesi     ho  voluto analizzarla     anche  dal  punto  di vista    Laico  




La speranza, spogliata della sua dimensione religiosa o trascendente, smette di essere un'attesa passiva di un intervento divino e si trasforma in qualcosa di molto più terreno, attivo e umano. Infatti In senso laico, la speranza non è la garanzia che "tutto andrà bene", ma la convinzione che le nostre azioni abbiano un senso. È una forza pragmatica.
Ecco un'analisi di cosa significa sperare in un contesto puramente laico:
1. La Speranza come "Azione" (Agire Propositivo)
Mentre la speranza religiosa può talvolta scivolare nel fatalismo ("Dio provvederà"), la speranza laica è intrinsecamente legata all'agire.
È la capacità di immaginare un futuro diverso dal presente e lavorare attivamente per costruirlo.
È il motore della scienza, della politica progressista e dell'attivismo. Chi lotta contro il cambiamento climatico o cerca una cura per una malattia lo fa mosso da una speranza laica: la fiducia nelle capacità umane di risolvere problemi.
2. La Distinzione tra Ottimismo e Speranza
Questa è una distinzione cruciale, spesso evidenziata dal filosofo e statista Václav Havel.
L'ottimismo è la convinzione che le cose andranno bene (spesso basata su un calcolo delle probabilità o un'illusione).
La speranza, invece, è uno stato della mente e dello spirito. Secondo Havel:
"La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa abbia un senso, indipendentemente da come andrà a finire." In senso laico, si spera non perché il successo è garantito, ma perché l'impegno verso quell'obiettivo è la cosa giusta da fare.
3. Il "Principio Speranza" (Ernst Bloch)
Il filosofo tedesco Ernst Bloch ha definito la speranza come un "sogno in avanti" (docta spes).
Per Bloch, l'essere umano è caratterizzato dal "Non-Ancora". Non siamo mai completi; siamo sempre in divenire.
La speranza laica è l'apertura verso il possibile, la ribellione contro lo status quo. È rifiutare di accettare che il mondo così com'è sia l'unico mondo possibile.
4. Una Risposta alla "Casualità"
Senza una Provvidenza divina che ordina il cosmo, il mondo laico può sembrare dominato dal caso o dal caos.
In questo contesto, la speranza è lo strumento psicologico che ci permette di tollerare l'incertezza.
È una forma di resilienza cognitiva: di fronte all'imprevedibilità della vita, la speranza laica è la scelta di investire nel futuro nonostante l'assenza di garanzie assolute.
5. La Dimensione Collettiva
La speranza laica è raramente un atto solitario; è spesso un progetto sociale.Si fonda sulla solidarietà tra esseri umani.
Si basa sulla fiducia che, unendo le forze, l'umanità possa correggere le ingiustizie. La democrazia stessa è un esercizio di speranza laica istituzionalizzata: la scommessa che possiamo governarci meglio insieme che da soli.
In sintesi
La speranza laica è l'accettazione del rischio della vita. È guardare in faccia la realtà, con tutte le sue difficoltà e la sua mancanza di un "copione" prestabilito, e decidere comunque di piantare un albero, scrivere un libro, o crescere un figlio.
Non è un anestetico contro il dolore del presente, ma uno stimolo a trasformarlo.

  Io   penso , almeno  per   il momento  che  entrambe   le vie   siano  utili e     quindi   cercare  una  strada  che  le  runisca  insieme perchè   sia    che   la  s'intende   in senso  religioso \  spirituale  tutti  ne  abbiamo  bisogno
L'importante  è     che    stiamo   lontani  il  più possibile   da chi vive sperando, muore cagando .Si tratta di un proverbio popolare, spesso considerato volgare o scurrile, che serve a esprimere un concetto cinico e disincantato sulla natura della speranza.Questo detto è una critica ironica e brutale all'eccessiva passività o all'attesa vana di un evento positivo.
  • "Chi vive sperando..." Si riferisce a una persona che trascorre la vita aspettando costantemente che le cose migliorino da sole, senza agire, senza sforzarsi o senza prendere l'iniziativa. Si affida solo a un futuro ipotetico e fortunato.

  • "...muore cagando." La seconda parte usa un'immagine volutamente cruda e trivializzata della morte. Lo scopo è quello di sottolineare che la fine della vita (la morte) arriva in un momento qualunque, banale, sgradevole e involontario, proprio come una funzione corporea non gloriosa e quotidiana.

Il significato è quindi: Se passi tutta la tua vita ad aspettare un miracolo, una ricchezza inaspettata o una felicità promessa (sperando), finirai per morire in un modo del tutto ordinario, deludente e per nulla eroico o eccezionale (cagando), senza che la speranza ti abbia portato alcun beneficio concreto.È un monito a: Agire: Non affidarsi solo alla fortuna o alla speranza passiva. Vivere il Presente: Non rimandare la felicità o la realizzazione in attesa di un futuro incerto. In sostanza, è l'estrema versione popolare del motto: "Aiutati che Dio ti aiuta" (o "Fatti gli affari tuoi, perché altrimenti il destino non ti riserva nulla di speciale").

11.12.25

cosa fare davanti ad una malattia terminale e incurabile curarsi o non curarsi ? il caso di Diana Zanin che diceva «Lei diceva: “Il corpo non si tocca”

a freddo , ho aspettato un po' prima di dire la mia sulla scelta di Diana Zanin ( vedere post precedente ) e ho deciso di farlo come suggerisce l'unione sarda di oggi :

[...] Conviene raccontarla con estrema delicatezza questa storia confinata nello spazio accidentato in cui possono incontrarsi la libertà personale, le convinzioni ideologiche e persino la volontà di cedere e accettare una qualche sorta di condizionamento. Lo spazio in cui una persona può essere pienamente in sé, ed è qui – su questo crinale tutto da sondare – che si sono schierati da una parte il sindaco Giovanni Daga e tanti nella comunità, dall’altra il compagno Giuseppe. «Da oltre un anno Diana non era più lei», raccontano in
paese, ed è la voce di chi la vedeva ogni giorno, più spesso dietro la cassa o il bancone del supermercato. Raccontano che era diventata «magra da non reggersi in piedi», e che aveva «il ventre gonfio». Che «si nutriva soltanto di insalate e di frullati».         C’è chi riferisce il monito di diverse amiche affezionate: «Se continui così, muori». [...] «“Il corpo non si tocca”, diceva, ed era ciò che riteneva giusto». Giuseppe, il compagno di Diana [...] il viso incorniciato dalla barba rada, non vuole parlare ma due cose ci tiene a metterle in chiaro. «Stavamo insieme da tre anni, ho cercato in tutti i modi di convincerla a curarsi ma niente, lei non voleva. L’ho portata al pronto soccorso di San Gavino ed è venuta via. Ho lasciato il mio lavoro per farla star bene, per permetterle di andare nella nostra casa in montagna e riposare». La chiama «mia moglie». Io, puntualizza, «l’amavo, nessuno può dire il contrario».
Non so che  malattia  avesse  o  se  fosse  una  che   rifiuta  le  cure   ufficiali  e  si cure  con quelle  alternative  (   scietìntificamente provate  o meno  ) ,  se    si sia  arresa  accettano   il proprio destino  . Ma   se  la sua   scelta soprattutto    se    spontanea  e  non indotta  (  c'è un indagine  in  corso   staremo a  vedere  come s'evolve  )  , anche se  a  noi  , sembrerà  asurda  ed   egoistica  ,   va  rispettata   ed  acettata  . Chi  siamo noi   per  giudicare  e   decidere  , soprattutto    quando come riferito dal  marito  ,   non voleva   curarsi  ,     cosa  avrebbe dovuto  fare  . Quindi facciamo   silenzio   


  lasciamo in pace la  sua famiglia  ( sempre  che  la magistratura  non acerti il  contrario   cioè sia stata manipolata   nella  sua decisione  )  e  facciamo   silenzio   e    facciamo   cadere  il velo   dell'oblio   sutale  vicenda 

 

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LXI TI STANNO STRAPPANDO I CAPELLI? L’errore fatale che devi evitare REAGITE COSÌ

Se qualcuno ti afferra per i capelli, la maggior parte delle persone reagisce nel modo sbagliato… e potrebbe peggiorare la situazione! In questo video ti mostro la tecnica più efficace per liberarti e metterti in salvo. Non sottovalutare questa presa: può essere usata per trascinarti, immobilizzarti o persino farti cadere. Guarda fino alla fine per scoprire come difenderti in modo sicuro e immediato !
 fonte 📍 LE MIE PALESTRE: https://kma.it/mappa-centri/

    

 Infatti il  Manuale  di autodifesa I consigli dell’esperto anti  aggressione Antonio Bianco   nell'ultimo n del aettimanale  giallo    afferma     che  


 Nel malaugurato caso in cui vi doveste trovare vi!ime di un’aggressione e qualcuno dovesse afferrarvi, magari per i capelli, ricordate ancora una volta che la priorità è fuggire e mettersi in salvo, e non vincere lo scontro. Quindi, prima di qualunque altra cosa, cercate di mantenere la calma e di respirare profondamente. Poi proteggete il viso con le mani e cercate di controllare la mano che vi sta stringendo, atterrandone il polso oppure il dorso per limitarne la leva. Abbassate il baricentro, piegatevi leggermente in avanti e ruotate il corpo verso il lato della mano che vi sta tirando. Questo impedirà che l’aggressore vi trascini indietro. Usate poi il peso del vostro corpo per controbilanciare la trazione e con l’altra mano libera premete la base del polso contro la vostra testa o contro il collo per ridurre la forza. Se ne avete la possibilità e se avete spazio, fate un passo indietro con il piede opposto per creare angolo e rompere così la presa. Se venite a#errate da dietro, abbassatevi, portate il gomito indietro contro le costole dell’aggressore e girate il corpo verso l’esterno per liberare la testa.Spiegato così, può sembrare relativamente semplice. Ed effettivamente non è impossibile da mettere in pratica, ma è vietato improvvisare ( vedere,corsivo mio,video sopra ). Ricordate che colpi rapidi e mirati sono utili solo ed esclusivamente per creare l’oppportunità di fuggire, non per prolungare – e magari eventualmente anche vincere – il conflitto. L’obiettivo, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è liberarvi dalla presa e correre verso luoghi affollati, in modo che possiate ricevere aiuto. Insomma, reagite, se avete la consapevolezza di essere in grado di farlo, oppure allontanatevi dal pericolo. Allenate quanto più possibile la prevenzione e ciò che questo comporta: mantenere la postura corretta, avere massima conoscenza dell’ambiente circostante e affrontare percorsi tendenzialmente sicuri e illuminati riduce il rischio di essere colti alla sprovvista e quindi di trovarvi in situazioni di pericolo oggettivo.

10.12.25

La sessualità “uccisa” da Only Fans Il sesso sempre più esibito, venduto, comprato grazie alla piattaforma in cui spopola il “porno” della porta accanto

  unone  sarda  10\12\2025


Non c’è più nessun mistero. Nessuna scoperta. Sempre più esibito, raccontato (male), venduto, e quindi comprato. E, qualcuno dice, per questo motivo anche “poco praticato”. Come stiamo vivendo la sessualità? Male, a sentire gli esperti. Sono lontani i tempi in cui si erotizzavano persino le caviglie, che scatenavano innumerevoli fantasie. Oggi è sempre più tutto esposto e per la fantasia non ci sono grandi spazi. Meglio il rapporto col digitale, quindi. Tutto frutto di questi tempi e per nulla circoscritto alle persone più ”navigate”.Ha iniziato Internet a creare il “problema”, si sa. Sappiamo tutto. Poi è arrivato Only Fans, che ha riscritto i codici del porno. Niente più star irraggiungibili di una volta (Moana e Cicciolina non ne
nasceranno più). La fantasia erotica, in questi tempi, la scatena la vicina o il vicino della porta accanto: la commessa del piccolo supermercato sotto casa che vende foto seminuda in camera da letto, l’estetista che leviga il viso e sistema le unghie che pubblica (a pagamento) video mentre utilizza sex toys, la barista che serve il caffè che utilizza sex toys davanti allo specchio, il parrucchiere che vende filmati di rapporti sessuali. Succede dappertutto ma Cagliari sembra avere una vocazione particolare: basta fare un “giro” sui social e sulla piattaforma per rendersene conto. Si trova un magma di contenuti, sempre più a sfondo pornografico (e a pagamento), che producono un effetto distorsivo tra aspettativa e realtà. E che rende sempre più difficile imparare a conoscere il proprio corpo in rapporto all’altro. Comprenderne i limiti, le dinamiche del consenso, la differenza tra piacere e sopraffazione. Nell’era di Only Fans trovare un equilibrio tra consapevolezza e vulnerabilità richiede uno sforzo in più. Dicono gli esperti: Only Fans ha pregio che però è anche un grande difetto. “Può aiutare a liberare l’inconscio in quelle persone che hanno bisogno di una spinta per farlo ma come fosse un tappeto, nasconde la polvere”. Duqnue tabù, fake news, vergogna e imbarazzi. 
Che cosa provoca tutto questo? Un gigante problema di analfabetizzazione sessuale e, soprattutto, sentimentale. Se si guarda agli adolescenti, la colpa non è tutta della famiglie: “Com’è andata oggi in classe, hai sempre con te i preservativi?”. Non è esattamente la domanda da portare a casa dopo la scuola ma sarebbe doveroso trovare un momento per parlarne. E’ paradossale che l’educazione sessuale sia la materia più richiesta dai ragazzi, ma anche quella su cui più si vergognano a porre domande. Un passo avanti (piccolo) l’ha fatto il governo Meloni che adesso introduce l’educazione sesso-affettive a scuola (medie e superiori) ma solo per quegli alunni che avranno l'ok dei genitori. Un peccato!Se invece si guarda agli adulti, allora il discorso si fa addirittura più cupo: dovrebbero avere gli strumenti psicologici per gestire il porno, per discernere realtà (di tutti i giorni) dalla irrealtà (delle foto e video ammiccanti in vendita sulla piattaforma Only Fans). Dovrebbero. Ma non è così. E così, invece, che la sessualità muore. 

Diana Zanin, Sceglie di non curarsi e muore a 49 anni condizionata psicologicamente o libera scelta davati a una malatia incurabile ? Giovanni Daga il sindaco di Nuragus chiede l'autopsia

da la nuova sardegna tramite msn.it

Nuragus
Quasi 50 anni, da più di 20 aveva scelto il paese della Marmilla per vivere e lavorare. Diana Zanin, origini svizzere, era titolare di un frequentato negozio di alimentari. È deceduta a causa di una grave malattia che aveva scelto di non curare. Una morte che ha scosso la piccola comunità di poco più di 800 abitanti. E che ha spinto il sindaco Giovanni Daga a scrivere un messaggio sui social. Parole di dolore profondo, ma anche di amarezza per non aver potuto fare nulla per evitare questa morte. «Una giovane vita spezzata da scelte che, con ogni probabilità, sono maturate in un contesto di forte condizionamento emotivo e psicologico. Purtroppo capita che, quando una persona fragile viene influenzata da idee distorte o da convinzioni radicali, rifiuti cure che avrebbero potuto salvarla. In questi casi tutti intorno vedono, intuiscono, cercano di parlare, ma spesso non sanno come intervenire davvero. Anch’io, nel mio piccolo, ho cercato di fare ciò che ritenevo giusto, presentando una segnalazione formale alle autorità competenti. È doloroso sapere che non sempre gli strumenti istituzionali riescono ad attivarsi in tempo, non per cattiva volontà, ma perché i confini tra autodeterminazione, fragilità e influenza psicologica sono difficilissimi da valutare. Il primo cittadino

La vicenda di Diana ci colpisce e ci addolora profondamente.
Una giovane vita spezzata da scelte che, con ogni probabilità, sono maturate in un contesto di forte condizionamento emotivo e psicologico.
Purtroppo capita che, quando una persona fragile viene influenzata da idee distorte o da convinzioni radicali, rifiuti cure che avrebbero potuto salvarla. In questi casi tutti intorno vedono, intuiscono, cercano di parlare, ma spesso non sanno come intervenire davvero.
Anch’io, nel mio piccolo, ho cercato di fare ciò che ritenevo giusto, presentando una segnalazione formale alle autorità competenti. È doloroso sapere che non sempre gli strumenti istituzionali riescono ad attivarsi in tempo, non per cattiva volontà, ma perché i confini tra autodeterminazione, fragilità e influenza psicologica sono difficilissimi da valutare.
Oggi resta soprattutto l’amarezza di una tragedia che forse poteva essere evitata.
E resta un dovere per tutti noi: non voltare lo sguardo quando percepiamo segnali di isolamento, manipolazione o dipendenza emotiva.
Diana meritava di più.
Ricordiamola così: come un invito a creare comunità più attente, più coraggiose e più capaci di tendere la mano prima che sia troppo tardi.

 parla di amarezza per «una tragedia che forse poteva essere evitata. E resta un dovere per tutti noi: non voltare lo sguardo quando percepiamo segnali di isolamento, manipolazione o dipendenza emotiva. Diana meritava di più. Ricordiamola così: come un invito a creare comunità più attente, più coraggiose e più capaci di tendere la mano prima che sia troppo tardi». 

preferivo l'atmosfera caramellosa e melliflua del natale che questa di adesso fatta di fake news e campagna elettorale Meloni deride la sinistra: “Sotto l’albero? Dimissioni della Salis, meno scioperi di Landini e un’idea chiara”

Confermo quanto dicevo nel post precedente   sul mio modo   di vedere il natale  . Infatti capisco che i nostri governanti debbano battere il ferro finchè è caldo e far parlare di sè onde evitare d'essere dimenticati e trascurati dal popolo o usare lo sfotto per nascondore più i loro sporchi giochi. . ma qui si esagera Almeno  a natale    ci  risparmiasse   tale   sceneggiata  \  teatrino  . Infatti  è notizia  di   poco  fa     che  Il partito di Giorgia Meloni pubblica sui social immagini satiriche con richieste mirate a Ilaria Salis, Maurizio Landini e al campo largo.Fratelli d’Italia

ha scelto l’ironia tagliente per avvicinarsi alle festività, pubblicando sui propri canali un post che elenca i “regali di Natale” che il partito vorrebbe ricevere dalla sinistra. Le immagini hanno riacceso lo scontro politico.
i messaggi indirizzati all’opposizione
Nel post diffuso dai profili ufficiali di Fratelli d’Italia, la comunicazione punta su una satira diretta, costruita attraverso una serie di immagini che mostrano Giorgia Meloni accanto a un albero natalizio. Sullo sfondo, il titolo: “I regali che vorremmo trovare sotto l’albero”.Il primo riferimento è rivolto a Ilaria Salis, con la frase: «Dimissioni Ilaria Salis». Seguono altre due immagini che chiamano in causa Maurizio Landini e la coalizione del campo largo.La seconda didascalia recita: «Meno scioperi di Landini», mentre la terza si concentra sulla frammentazione dell’opposizione:
«Un campo largo che abbia almeno un programma, uno qualsiasi». La scelta di pubblicare questi contenuti in un momento di forte polarizzazione conferma l’attivismo digitale del partito di maggioranza, che da tempo utilizza i social per rafforzare la propria narrativa e stabilire un contatto diretto con la base.
La pubblicazione arriva a pochi giorni da altre frecciate che avevano coinvolto nuovamente Ilaria Salis, al centro del dibattito politico in seguito alla sua attività parlamentare.
Le reazioni allo stile comunicativo e il confronto con l’opposizione
Il post natalizio di Fratelli d’Italia rispecchia la strategia comunicativa ormai consolidata dal partito, che utilizza l’ironia per attaccare i principali avversari politici e, allo stesso tempo, consolidare il consenso interno.La scelta di inserire richieste esplicite nei confronti di esponenti della sinistra, dall’azione sindacale di Maurizio Landini alla compattezza del campo largo, suggerisce un obiettivo: fissare nell’immaginario pubblico i punti considerati più deboli dell’opposizione.Le immagini hanno rapidamente attirato l’attenzione degli utenti, alimentando discussioni e prevedibili contrapposizioni. Il tono del messaggio, volutamente provocatorio, è stato letto come un’anticipazione del clima politico che accompagnerà l’inizio del nuovo anno. In molti hanno osservato come, pur richiamando lo spirito delle festività, il contenuto abbia assunto i contorni di un attacco diretto, destinato a generare ulteriori tensioni fra maggioranza e opposizione in una fase già particolarmente animata.

Tra satira politica e scontro istituzionale: un Natale ad alta tensione
Il post ha ottenuto ampia visibilità sui canali digitali del partito, confermando il ruolo centrale dei social nella comunicazione di Fratelli d’Italia.La reazione dell’opposizione è attesa nelle prossime ore, mentre il messaggio diffuso sembra destinato a prolungare lo scontro su temi già al centro del dibattito nazionale: la gestione degli scioperi, la compattezza della coalizione progressista e le posizioni della deputata Ilaria Salis.Il partito ha così scelto di utilizzare l’ironia natalizia per veicolare un messaggio politico tutt’altro che leggero, in un contesto in cui ogni riferimento diventa immediatamente materia di confronto pubblico.

9.12.25

il dott Pierluigi Congiu 65 nonostante il grave incidente ha rimesso il camice per aiutare i pazienti ., Lo specialista Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicanalista, avverte: «I genitori non si nascondano davanti ai tabù»«Sessuo-affettività, non concentriamoci su temi ideologici» ., Il mare che cura, ad Alghero la vela diventa terapia per ragazzi in difficoltà Un viaggio nell’Accademia di Laurent Campus

 

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«Sessuo-affettività, non concentriamoci su temi ideologici»

Lo specialista Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicanalista, avverte: «I genitori non si nascondano davanti ai tabù»

purtroppo  il video dura troppo e   downloadhelper  me  lo a  si scaricare   ma    non  mettere  su  blogger  deovete  accontentarvi  dell'intervista  scritta  o consultate    qui la  pagina       dell'unione  sarda   :«Sessuo-affettività, non concentriamoci su temi ideologici»

«Sessuo-affettività, non concentriamoci su temi ideologici» Lo specialista Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicanalista, avverte: «I genitori non si nascondano davanti ai tabù» La Camera ha
approvato il disegno di legge Valditara. Passerà al Senato dopo la sessione di bilancio. L’educazione sessuo-affettiva entra così nelle scuole medie e superiori. Ma solo col consenso dei genitori. Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicoanalista, è uno specialista in disturbi alimentari e salute mentale degli adolescenti. Collabora con due format Rai: Storie Italiane e Fame d’amore. Apre il suo sito internet con un pensiero: «In questo tempo di grandi fragilità, io credo nell’ascolto che cura». Ecco la “sua” educazione. Arriviamo in ritardo. E divisi.
«In questo Paese rendiamo tutto dibattito ideologico. Ci dimentichiamo che il mondo sta cambiando radicalmente. E il cambiamento va interpretato, innanzitutto da noi adulti».
Pericoli?
«Il sistema dell’informazione è complesso. Pensiamo ai social e a come trattano la sessualità. Anziché insistere sulle attività educative e pedagogiche, si dibatte sulla scuola, sul “posto”, giusto o no, dove affrontare questo tema. È assolutamente anacronistico».
Ma è naturale pensare alla scuola.
«Sì, ma dimentichiamo il cuore della questione. Dobbiamo chiederci che cosa insegnare ai nostri figli sulla sessualità e sull’affettività. Invece ci concentriamo su questioni ideologiche. La scuola non è l’unico focus, così non stiamo affrontando i contenuti».
La politica non ce l’ha fatta: 34 proposte di legge, nell’80 ci ha provato anche Tina Anselmi. Cattolica, ex partigiana, primo ministro donna. Curioso?
«Era un altro Paese, con presupposti culturali totalmente diversi da oggi. Politici di quel livello puntavano a fare passi avanti proprio in direzione della crescita culturale».
Ecco, crescita. I ragazzi raccontano che in famiglia il tema resta un tabù.
«Non sono temi facili, quel tabù è quasi naturale. L’emergenza sta nell’accessibilità ai contenuti sessuali. I ragazzi di 14, 15 anni hanno tutto in un click. Capisco le difficoltà dei genitori, ma rispetto a quel tabù non devono nascondersi. Parlo da psicanalista: hanno il dovere di affrontarlo e di essere preparati».
Mica poco.
«È molto importante aiutare i genitori. Ha ricordato Tina Anselmi. Il tema della sessualità era il tema del bene pubblico, della crescita sana. Un principio molto superiore rispetto al tema ideologico. Forse la classe politica di oggi fa fatica a individuare le priorità. Il futuro del nostro Paese sono i nostri figli, non le questioni partitiche»
Cedo all’ovvio. La Svezia, 70 anni di educazione sessuale. Oggi è il Paese con la maggiore parità di genere.
«È un tasto dolente. Da noi in Italia c’è un metodo vecchio per affrontare temi nuovi. Parcellizziamo per singoli segmenti. È giusto combattere la violenza di genere, educando alla sessualità. Mapoi c’è anche il resto, che non è scollegato. E così poco importa se una donna entra nel mercato del lavoro con il 30 per cento in meno di capacità economica rispetto a un suo pari grado di sesso diverso. Non ci occupiamo del gender gap, delle discriminazioni sociali».
Quindi una visione limitata.
«Dobbiamo impegnarci tutti per una coerenza culturale, sociale, politica ed economica molto più ampia. I modelli che funzionano non sono quelli che dibattono su “educazione sì, educazione no”. Sono quelli sociali, e sottolineo sociali, che si basano su un modello politico che crea un contesto di rispetto».
Siamo già oltre.
«Attenzione a tutte le disparità e le diseguaglianze. Possiamo fare i corsi migliori sull’educazione affettiva, ma non avranno effetto se non si risolve la discriminazione».
Legge Valditara, domanda scontata. A che età serve l’educazione sessuo-affettiva?
«Domanda difficile, il punto è fondamentale. Siamo sinceri: i nostri ragazzi a 9, 10 anni entrano in contatto con contenuti di natura sessuale. Mettiamoci allora in un’ottica di protezione. Offriamo contenuti seri, sani, legittimi. Abbiamo un antagonista, non un nemico, che si chiama digitale e che di fatto non governiamo. Dobbiamo essere attrezzati per il confronto, anche quando i nostri figli sono nella preadolescenza. Può essere utile e importante».

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Il mare che cura, ad Alghero la vela diventa terapia per ragazzi in difficoltà
Un viaggio nell’Accademia di Laurent Campus






Sul mare di Alghero, tra vele antiche e onde del Mediterraneo, bambini e adolescenti scoprono la forza di fidarsi e collaborare. È qui che Laurent Campus, 58 anni, trasforma la sua passione per la vela latina in un progetto unico: “Mare come Terapia”.Nato dalla sua esperienza personale con il figlio, il progetto accoglie giovani con fragilità psicologiche e sociali, offrendo loro esperienze in barca che uniscono crescita personale e antichi saperi.
La barca-maestra “Santa Barbara”, del 1953, diventa così una scuola di vita: a bordo non ci sono ruoli fissi, tutti collaborano e imparano a comunicare e affrontare insieme le sfide. In cinque anni oltre 800 ragazzi hanno partecipato alle attività, spesso in collaborazione con la Asl di Sassari. Durante l’inverno, l’apprendimento continua con artigiani e maestri d’ascia, tra restauri e lavori in cantiere.Il progetto punta ora a trovare una nuova sede-cantiere e ha attirato l’attenzione del Parco di Porto Conte e del Comune di Alghero, pronti a sostenere un’iniziativa che unisce cultura, inclusione e terapia sociale.





ormai a quasi 50 anni sto iniziado ad avere un rapporto complicato con il natale lo vedo più come un obbligo sociale e commerciale più che una festa vera

 canzone  suggerita
povero me -   francesco de gregori 

Ma  prima  di inziare  potete  sempre sul mio rapporto complicato del natale leggere  il precedente  post  Malinconia natalizia  

 Ebenezer Scrooge  dal  Canto di Natale di Topolino


Sono quasi certo di quanto affermavo l'anno scorso .L'anno scorso infatti     ecco  cosa   è risultato dal test   di natale  di https://www.wired.it/

Tu il Natale lo vivi come un dovere sociale: fai l’albero (magari un po’ storto), sorridi agli inviti in famiglia e scarti i regali con diplomazia. Anche se ricevere l’ennesimo paio di calzini ti fa un po’ storcere il naso. Tu il Natale lo vivi come un dovere sociale: fai l’albero (magari un po’ storto), sorridi agli inviti in famiglia e scarti i regali con diplomazia. Anche se ricevere l’ennesimo paio di calzini ti fa un po’ storcere il naso. Per te la vera gioia arriva il 6 gennaio, quando torni alla routine e puoi finalmente smettere di rispondere  (   o     di farne  )   ai messaggi di auguri preconfezionati o riciclati .  Ovvero  sei 


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                       BEFANA 

É  Da un paio   d'anni  (  ormai   non sono  più  bambino    che aspettava   il natale   già da novembre  prima   per  desiderare i regali di babbo natale / Gesù  bambino poi   per   fare  regali  poi con le guide di auto aiuto su come sopravvivete alle feste  di natale ) le persone attorno a me mi credono una specie di Grinch che odia il natale infatti  da un biennio  non trascorre autunno senza che inizi a lamentarmi in modo molesto dell'ormai imminente Natale.  Comincio di solito già a metà novembre i dopo halloween ( le festività  dei santi e dei morti ) in contemporanea alle prime pubblicità  e decorazioni natalizie delle vetrine .                                IL primo step è l'autoconvincimento: “ Quest'anno a Natale nessun regalo ! ". A questa fase per lo più istintiva ne segue una più razionalizzante: “Non sarà certo un problema... E chiaro a tutti che sono molto impegnato ... Capiranno non posso occupare le mie giornate a scegliere regali... E poi con tutte le persone che conosco la lista sarebbe infinita”... oppure  che sto invecchiando  e vedo  il natale  solo   come   un qualcosa  di  commerciale di capitalistico .Mi convinco in genere con relativa facilità. Una volta persuaso, passo alla fase due: l'attacco. Mi prodigo nel far sapere a tutti che “Quest'anno vi avviso, niente regali!". A seconda dell’interlocutore decido se  buttarla sul filosofico e quindi sulla “perdita del vero e originario significato della festa" oppure venare i miei discorsi di critica sociale puntando il dito sulla sua “eccessiva mercificazione" o altre banalità simili. Con alcun la  sincerità   non  ho  soldi   Con gli amici viaggiatori è più facile“... sai, dovrò organizzare il viaggio di fine anno... e tempo non ne avrò!"Di solito tutti mi assecondano. Annuiscono e non replicano direttamente  .                    Cortesia, credo. Ma  poi  Le mie granitiche certezze iniziano a scricchiolare verso inizio dicembre. Il mondo attorno è ormai costellato sempre piu di lucine colorate e vetrine apparecchiate, pacchetti luccicanti e alberelli innevati. Tutti sono indaffarati a scegliere, comprare, incartare. Tanto da  dimenticarsi  degli  altri   vedi  l'esperimento  sociale fatto   l'anno scorso  dalla  dottoressa  



 Ma  Verso metà dicembre i dubbi e le increspature diventano vero e proprio disagio. Evito di uscire per i negozi se non per l'estremo necessario e a   tenere sotto controllo l'inquietudine. D'altronde “occhio non vede...".Superata la metà del mese l'ansia rompe gli argini! In genere accade di notte. Nel dormiveglia. Quando i pensieri si amplificano e si dilatano. Mi assalgono i fantasmi  , proprio
come  il racconti  di  di Dickens  dei precedenti Natali  ( foto  a  destra  )  delle cene in famiglia e degli amici attorno. Il calore dello scartare i regali assieme. E così, nel cuore della notte, ormai sfumata l'idea di dormire, scatto freneticamente all'opera! Inizio dal solito file excel con la lista delle persone e dei possibili doni. Passo nervosamente a navigare su negozi online,ma in molti casi niente da fare, tempi troppo stretti per la spedizione. Sveglia quindi all'alba e via, coltello tra i denti, a sgomitare per negozi e centri commerciali  o cercare    fra i doppioni  e  regali non piaciuti   qualcosa   per  fare  un regalo Alla fine, il mio “Nightmare before Christmas" si risolve in extremis con un lieto fine e una probabile  certezza: tra un anno, andrà di nuovo in scena il medesimo copione !  😇🤗😛
Che altro   dire visto che mancano   14  giorni  A Natale  ? Buon Natale a tutti/e/* voi !    a  voi   decidere   se  accettarli o meno  , se  farli o  non farli   a  chi e  a  chi non  ,   come  .  Trovate  tratto da   queste    due    guide   di sopravvivenza    alle   festività natalizie  la  prima  del 2010   e   la seconda   mi pare del 2015   alcuni  link  e alcuni suggerimenti   

Resistere all’arroganza: l’inquietante storia di Andrea Maggi. Un’agricoltura DOP minacciata dalle multinazionali dell’energia Videointervista


DA https://www.galluranews.org/

Andrea Maggi, un agricoltore contro le multinazionali.
Sono già tre anni che si batte per difendere la sua azienda e il diritto alla sopravvivenza. Proprietario da generazioni di una cascina storica e di terreni coltivati a riso nella zona del Vercellese, rischia di perdere tutto perché il suo terreno fa gola ai soliti “pezzi grossi”, che vogliono utilizzarlo per produrre energia elettrica da portare dritta in Francia. Proprio quello, proprio lì. Ai vampiri non interessa un terreno a pochissima distanza, sede di una fabbrica abbandonata, dove non farebbero danno. No, vogliono le sue risaie.

Andrea, agricoltore con una laurea in scienze ambientali e gestione del territorio, da queste risaie ci vive, insieme a tutta la sua famiglia. Sono 116 ettari, dunque non un’unica risaia ma una distesa con tante “camere collegate”. Coltiva l’eccellenza, perché produce un pregiato riso di origine protetta (DOP), apprezzatissimo anche all’estero.
La difesa di una cascina storica e di 116 ettari di risaie
Ma un giorno si è ritrovato degli estranei sulla sua proprietà. Facevano dei carotaggi.
«Abbiamo il permesso del proprietario», gli hanno detto, «stiamo facendo dei lavori per un progetto di Terna». Peccato che né lui né i suoi fratelli avessero mai consentito alcunché, e di questo progetto non sapessero proprio nulla.
Cominciano così le sue ricerche, fino a scoprire dei “traffici” inquietanti. Uno shock.
Arroganza, sopraffazione, menzogne: ora sono queste le cose a cui deve far fronte tutti i giorni, e da cui tenta di difendersi sia con l’ausilio dei suoi avvocati, sia studiando attentamente una montagna di carte, alcune scoperte per caso. Di giorno lavora, perché la sua azienda deve sopravvivere, e di notte studia.
Andrea Maggi ci racconterà tutto in prima persona in questa videointervista, che vi suggeriamo di non perdere assolutamente.



Dobbiamo ringraziare persone come lui se ancora manteniamo una parte della nostra storica produzione alimentare. Perché Andrea qui non rappresenta solo se stesso, ma tutti coloro che si battono con le unghie e coi denti per non finire in pasto alle multinazionali straniere.
Che, non dimentichiamolo, sono spesso favorite e appoggiate da amministratori locali e governanti di ogni colore.

8.12.25

Silvia Neri, da Olbia a Tunisi fra ristorazione e spiritualità: «Ho una pizzeria e alleno i samurai»

  fonte  la nuova  sardegna  del 8\12\2025


Olbia Si pensava non esistessero più, inghiottiti dalla storia, confinati nella pellicola di un film o nelle pagine di un romanzo d’avventure. Tom Cruise e Ken Watanabe dovevano essere gli ultimi, invece il mito tutto giapponese dei samurai è vivo e prolifera dove meno si può immaginare. Lo dimostra la grande avventura umana e spirituale di una coach d’eccezione, Silvia Neri, olbiese 42enne, che da più di vent’anni vive e lavora in Tunisia dove forma, istruisce e dispensa energia alla squadra nazionale di kendo. Proprio così, l’arte marziale giapponese che vanta praticanti un po’ ovunque, anche in Sardegna, a Sassari e a Cagliari. Insomma, Silvia allena samurai secondo la disciplina sacra del Bushido.





Sette regole sette, inviolabili: lealtà, cortesia, sincerità, onore, coraggio, giustizia e compassione. E scusate se è poco. Da Olbia a Tunisi il passo può anche essere breve, ma sicuramente complesso, soprattutto per una giovane donna che unisce la passione per la gastronomia a quella per la spiritualità, tanto da metabolizzare una conversione dalla religione cattolica all’Islam. Sì, Silvia è musulmana, sufista per la precisione, cioè la dimensione mistica dell'Islam, che mira all'unione spirituale con Dio attraverso la purificazione del cuore e la pratica dell'amore divino. I praticanti, detti sufi, cercano di avvicinarsi a Dio tramite la preghiera, la meditazione e la guida di un maestro spirituale.
Pregare sì, vabbè, ma poi bisogna anche vivere e camparsi così Silvia a Tunisi apre una pizzeria e poi un’altra con il brand italianissimo “La focaccia”. Con amore e passione diventa una imprenditrice della ristorazione, il suo lavoro. Nel frattempo soddisfa la sua dimensione spirituale dedicandosi al Bushido, la “Via del guerriero”, antico codice etico e filosofico dei samurai giapponesi. Appena due mesi fa Silvia Neri ha anche pubblicato un libro che sta suscitando un certo interesse: “Hikari-dò - Il cammino di luce”, scritto in italiano e in francese, la storia di un giovane samurai alla ricerca della propria voce e dimensione. Silvia non vuole essere chiamata mental coach, piuttosto allenatrice e formatrice energetica. I suoi allievi sono i samurai tunisini che praticano la disciplina marziale del kendo, ma anche i samurai giovani manager in azienda, plasmati secondo un codice etico inflessibile, addestrati alla logica del profitto, nel senso positivo del termine. Come dire, la via umana al management moderno. Grazie a una formazione internazionale in leadership e management e grazie anche alla fiducia nel maestro Fares Ben Souilah, Silvia è diventata formatrice in questi ambiti.
«I valori del kendo richiamano quelli che ho scoperto nel mio percorso spirituale e all'interno della tradizione islamica – spiega Silvia – rispetto, tolleranza, disciplina e sincerità. Vedo in questa pratica un modo per trasmettere messaggi di conoscenza di sé, accettazione di sé e crescita personale». Grazie anche all’attività formativa di Silvia Neri, l’arte marziale del kendo in Tunisia oggi attraversa una fase di grande espansione pur essendo relativamente giovane (nata circa 15 anni fa). Il kendo sta attirando un numero crescente di praticanti. A conferma di ciò il grande evento Tunis international kendo open, che si è svolto nei giorni scorsi (dal 28 al 30 novembre), grande vetrina di promozione del kendo in Tunisia organizzata per incoraggiare lo scambio culturale con il Giappone. Cioè il kendo come uno sport ma anche come un modo per educare i giovani al rispetto, all'autocontrollo e alla disciplina. Silvia, infatti, sottolinea l'importanza di insegnare questi valori nella vita quotidiana: «I samurai tunisini si sforzano di trasmettere questo codice di valori oltre il dojo, il "luogo della via”, utilizzato principalmente per la pratica delle arti marziali nella società e anche nelle aziende nella formazione dei manager».

cosa è la speranza ?

in sottofondo Dio è morto - Francesco Guccini - con testo in scorrimento   partendo dall 'horror club di Dyla Dog n 471 Una finestra Sul...